Cultura

Published on Agosto 5th, 2023 |   Agostino Colla

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La morte di Alessio Stasi

Silvano Cavazza

Con don Alessio Stasi, scomparso prematuramente a 47 anni, s’interrompe e forse conclude la lunga serie dei preti goriziani che si sono occupati della storia religiosa e civile della città. Nel 2018 è morto don Luigi Tavano, che aveva il doppio degli anni di don Alessio; sembrava che avesse lasciato un valido continuatore per una tradizione che aveva annoverato, fin dall’inizio del Novecento, uomini di chiesa come Onorio Fasiolo, Igino Valdemarin, Francesco Spessot, Rudolf Klinec: nomi che oggi suonano quasi sconosciuti, ma che ancora hanno un significato a Gorizia nel mondo più profondo degli studi.

Don Alessio, pur nel passare delle generazioni, aveva conservato la medesima preparazione e mentalità: conosceva perfettamente, parlate e scritte, le lingue della tradizione goriziana; aveva esplorato e utilizzato archivi ecclesiastici e nobiliari spesso preclusi agli studiosi; sapeva intrattenere relazioni anche al di fuori dell’ambiente clericale. Puntiglioso, perfezionista, spesso polemico, conosceva tante cose, anche se aveva pubblicato poco. Rispetto ai suoi predecessori aveva maggiori interessi e competenze in Storia dell’Arte, fondati su una robusta conoscenza dei documenti piuttosto che su generiche considerazioni critiche. Non è facile, in questi tempi, essere insieme prete e studioso, quando credo sia già difficile essere prete. Ancora più difficile per chi appartiene alle due nazionalità “di confine” e che sente in prima persona il contrasto che questo comporta.

La prima messa di don Alessio, nella parrocchia materna di San Floriano, si svolse interamente in sloveno: salvo quando ricordò in italiano, l’altra sua lingua degli affetti, il padre scomparso. Mi confidò tuttavia che considerava la sua autentica prima messa quella celebrata in forma privata, nel santuario di Montesanto: in latino, quasi a conciliare i due mondi.

Alessio Stasi aveva scritto alcuni articoli su Isonzo Soča, tra cui una biografia di San Giovanni Nepomuceno da lui scritta in italiano e in sloveno nel n. 20 del 1996: Quel santo mesto, protettore dei ponti e nemico dei maldicenti / Tisti otožni svetnik, zavetnik mostov in priproṥnjik zoper obrekovanje. Alcuni anni fa, sempre per il nostro giornaleaveva tenuto una brillante conferenza su “Gorizia Asburgica” al teatro Verdi di Gorizia (vedi il video completo su questo stesso sito). (d.s.)


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